Un rumore di fondo proviene dalle porte dell’Europa

Un rumore di fondo proviene dalle porte dell’Europa

Un rumore di fondo proviene dalle porte dell’Europa 1080 1080 Stefano Aggravi

Un rumore di fondo proviene dalle porte dell’Europa. Un rumore che non è, però, quello dei trattori. Alle porte dell’Europa ci sono tante crisi o potenziali tali – e per l’appunto qualcuno dice che stiamo vivendo nel mondo delle policrisi – dalla guerra in Ucraina, agli strascichi delle Primavere arabe, al riarmo della Turchia, alla regionalizzazione della guerra in Terrasanta, alla cacciata dei paesi europei dal Nord Africa (Francia in primis), per guardare ai confini “tiepidi” (per ora) delle repubbliche baltiche, di Finlandia e Svezia. Insomma un rumore di sottofondo che prima o poi potrebbe finire per risultare assordante.

In tutto questo troviamo il “wishful thinking” dell’Unione Europea (cito il prof. Puglisi) che, nell’apoteosi del suo dirigismo, sui temi ambientali decide di fissare tutta una serie di obiettivi da raggiungere entro un determinato orizzonte. Pilastro di questo agire è senza dubbio il Fit for 55 ovvero l’obiettivo di ridurre le emissioni nette di gas a effetto serra di almeno il 55% entro il 2030 (si potrebbero citare anche il divieto alla vendita di veicoli con motore endotermico, etc.). Il tutto nella completa disattenzione (non si capisce se per scellerata leggerezza o criminale volontà) per gli effetti che queste scelte determinano e determineranno in termini di costi sociali ed economici.

L’integralismo a maggese

Un rumore di fondo proviene dalle porte dell’Europa. Come si può pensare ad una transizione ecologica e quindi industriale guidata da soli obiettivi, limiti e sanzioni, senza al contempo definire step intermedi, investimenti collegati e facilitazioni di natura fiscale e regolamentare? In questo, il divieto di coltivazione, raccontato da molti come un bucolico ritorno al “maggese”, ben rappresenta quello che alcuni soi-disant idéologues nelle stanze delle élites europee pensano debba essere il nostro futuro.

L’Unione Europea agisce sempre di più come il peggiore dei regimi pianificatori – e per favore evitiamo, ancora una volta, di dire che l’UE è liberista, neoliberista. etc. – senza considerare le conseguenze di scelte integraliste e ideologiche distaccate dalla realtà.

Nel nostro piccolo, come Rassemblement Valdôtain abbiamo voluto affrontare il tema e spiegare la nostra posizione politica nel corso dell’ultimo Consiglio Valle. Nel box precedente trovate il testo dell’iniziativa.

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1 commento
  • Fabrizio Pascal 10 Febbraio 2024 a 15:41

    Analisi sempre puntuale e a 360 gradi che delinea per il futuro una strada in discesa se andiamo avanti così.
    Hai fatto lo stesso ragionamento in Consiglio dove spero che qualcuno abbia recepito e ci faccia una riflessione.
    Mozione che ha fatto risaltare l’incompetenza della maggioranza e che proietta RV ancora una volta sulla strada giusta.
    Complimenti, gran lavoro