Il PNRR e le aspettative contrapposte

Il PNRR e le aspettative contrapposte

Il PNRR e le aspettative contrapposte 1240 496 Stefano Aggravi

Un po’ tutti, sino ad oggi, hanno visto nel Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza ogni possibilità di spesa: progetti, sogni, aspettative varie. Lo dico dall’inizio e soprattutto dopo averne letto la versione definitiva: il PNRR è un piano di riforme con molti investimenti. Quanti si aspettavano di poter “gestire” le tante risorse stanziate dall’Europa si dovranno ricredere. Perché così non è e lo si capisce benissimo dalla struttura di governance definita recentemente dal Consiglio dei Ministri.

La responsabilità di indirizzo resta in capo alla Presidenza del Consiglio dei Ministri e questo non è un aspetto banale. Anzi, dice chiaramente che il garante del Piano è Mario Draghi, prima di ogni cosa. I territori e gli altri attori verranno poi coinvolti, di volta in volta, sulla base dell’interesse diretto delle opere e delle scelte da fare. Non prima, perché la motivazione è chiara: questa non è una vacca da mungere. Non me ne vogliano i tanti che negli ultimi mesi hanno studiato cabine di regia o gruppi di lavoro delle più svariate composizioni. Il futuro del PNRR sta al centro, quale prima garanzia di funzionalità ed efficacia.

Da federalista convinto dovrei essere preoccupato di questa cardinale particolarità del PNRR eppure non lo sono. No, e lo dico anche a scanso di equivoci, perché il primo obiettivo del piano di riforme ed investimenti è quello di operare erga omnes non tanto per spiccata volontà centralista, bensì per dare un giro di vite (in senso positivo) al Paese nel suo insieme.

Lo dissi in Consiglio Valle, lo ripeto anche ora, le risorse per il nostro futuro più prossimo devono essere cercate altrove: fondi europei (la programmazione 2021-2027 sarà strategica per i nostri prossimi anni), nuove politiche di spesa pubblica, potenziamento delle partnership con soggetti privati, operazioni innovative di finanziamento, etc.

Il PNRR potrà essere utile ai territori ed alla Pubblica Amministrazione per innovarsi e mettersi al pari con l’Europa su molti aspetti, ma non è certo il pozzo di San Patrizio che molti si aspettavano.