Realismo, norma, previsioni

Realismo, norma, previsioni

Realismo, norma, previsioni 1080 1080 Stefano Aggravi

In questi giorni mi sono immerso nella lettura de “Lo scontro delle civiltà e il nuovo ordine mondiale” di Samuel P. Huntington. Nello sviluppo del suo ragionamento il politologo si sofferma sulla necessità di verificare il livello di precisione delle previsioni formulate da un modello piuttosto che da un altro per poterne valutare la validità e l’utilità. 

Nelle argomentazioni a supporto l’Huntington cita un articolo di J.J. Mearsheimer, apparso in “Foreign Affairs” nell’estate del 1993, dal titolo “The Case for a Nuclear Deterrent” ed in particolare questo passaggio: “…tra Ucraina e Russia la situazione è ormai matura perché tra i due paesi esploda un’accesa rivalità in materia di sicurezza. Le grandi potenze divise da una linea di confine molto estesa e non protetta, come quella che separa Russia e Ucraina, entrano spesso in contrasto spinte dalla paura per la propria sicurezza. Russia e Ucraina potrebbero superare tale dinamica e imparare a convivere in armonia, ma una soluzione di questo tipo sarebbe alquanto inusuale”.

Due modelli a confronto

Il passaggio che, anche alla luce dei tristi eventi che stanno interessando quel confine, credo meriti interesse in quanto l’Huntington contrappone il modello “delle civiltà” a quello che lui stesso definisce il modello “realista” (“statalista”) di Mearsheimer. L’applicazione “realista” evidenziava (già allora) la possibilità di una incombente futura guerra russo-ucraina, mentre quella “delle civiltà” una maggior possibilità di vedere nel prossimo futuro una Ucraina spaccata (come avvenuto in Cecoslovacchia o Jugoslavia) considerando la forte presenza di fattori culturali che dividono la parte orientale ortodossa da quella occidentale più mitteleuropea.

Le priorità politiche del momento

Il ragionamento di Huntington sul punto prosegue poi sul piano delle possibili priorità politiche del caso citato. La visione “di civiltà” avrebbe permesso di ipotizzare l’incoraggiamento di una cooperazione tra i due paesi, mentre quella “realista” avrebbe richiamato la priorità strategica di mantenere su suolo ucraino armi nucleari quale deterrente per scongiurare qualsivoglia aggressione. Oggi sappiamo bene cosa sia stato e cosa abbia comportato il Memorandum di Budapest.

Le grandi potenze divise da una linea di confine molto estesa e non protetta, come quella che separa Russia e Ucraina, entrano spesso in contrasto spinte dalla paura per la propria sicurezza.

J.J. Mearsheimer, “The Case for a Nuclear Deterrent”, 1993

Non credo certo che con questo breve articolo si possa spiegare tutto quello che è successo e sta succedendo su quel confine, anzi. Ma la necessità, sempre più impellente, di definire buoni e utili modelli previsionali di analisi strategica non va sottovalutata. Non sono costruzioni semplici, né “definitive” e per questo vanno costantemente alimentate con nuove informazioni e rinnovate valutazioni.

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