Quale futuro per le stazioni sciistiche valdostane?

Quale futuro per le stazioni sciistiche valdostane?

Quale futuro per le stazioni sciistiche valdostane? 1080 1080 Stefano Aggravi

Quale futuro per le stazioni sciistiche valdostane? Ecco il mio intervento in discussione generale al disegno di legge n. 65 inerente le disposizioni per la concessione di contributi alle piccole stazioni sciistiche valdostane.

Questo disegno di legge rappresenta oggi la risposta di breve termine al problema della continuità dell’apertura del servizio reso dalle stazioni sciistiche di piccola dimensione. Una soluzione elaborata tra le maglie, non certo larghe, della normativa eurounitaria (fatta da quell’Europa che tanto piace a parole, ma le cui conseguenze dirette finiscono poi per non piacere a tanti suoi ultras..) considerando il principio per cui il servizio reso da queste non rientra tra quelli di interesse economico generale e il cui eventuale stato di perdita strutturale ovvero di inattività possa generare non poche ricadute negative sulla sopravvivenza di intere comunità di valle.

Ecco, fatto il primo pezzo tocca mettere mano al secondo in linea tra l’altro con l’ulteriore impegno a valutare (e definire) un nuovo modello di gestione e sviluppo delle stazioni sciistiche valdostane. 

Per l’appunto, come si legge nella relazione al disegno di legge il sostegno economico introdotto è riferito esclusivamente a quelle giornate di bassa affluenza da parte dell’utenza, quelle giornate che potrebbero risolversi nella chiusura dell’impianto da parte del concessionario. Un disegno di legge che nasce dall’impegno di questo Consiglio preso nel gennaio scorso a fronte della presentazione di una petizione popolare finalizzata al mantenimento e incremento dell’offerta turistica costituita dall’impianto sciistico del Weissmatten sito nel Comune di Gressoney-Saint-Jean, petizione successiva a quella discussa nel corso della precedente consiliatura riguardante l’impianto di Antagnod. Luoghi diversi, dinamiche simili. 

Ebbene va detto che questa legge più di così non poteva fare, almeno a fronte del quadro normativo attuale e della perseguibilità di una soluzione di natura prettamente normativo-amministrativa. 

Proprio a tal riguardo, infatti, alla petizione fece seguito una risoluzione multipartisan intitolata “Impegno al mantenimento ed all’incremento dell’offerta turistica dell’impianto sciistico del Weissmatten e dei piccoli comprensori regionali. Valutazione sull’evoluzione del modello gestionale e di sviluppo del sistema degli impianti di risalita regionali” volta tra l’altro ad impegnarsi a “predisporre in tempi brevi un disegno di legge regionale che, anche attraverso il sostengo finanziario pubblico, possa garantire una riorganizzazione complessiva di tutti i piccoli comprensori sciistici presenti sul territorio regionale”. Ecco, fatto il primo pezzo tocca mettere mano al secondo in linea tra l’altro con l’ulteriore impegno a valutare (e definire) un nuovo modello di gestione e sviluppo delle stazioni sciistiche valdostane

Non una questione di poco conto, non una scelta semplice, un dossier che potrebbe rischiare di essere trattato con troppa rapidità e/o in emergenza ovvero anche solo parzialmente (status tipico della maggior parte delle leggi che questa consiliatura sta affrontando..). 

Dico questo perché da alcune parti, così come anche nei richiami dell’ultimo DEFR la soluzione sembrerebbe essere semplice: fare una sola società di gestione degli impianti a fune valdostani. 

Avevate dubbi che si potesse affrontare una questione di società ad azionariato pubblico con la nascita di una nuova e sola società? Ecco, mi auguro che questa prima legge non sia antesignana di un errore di tale portata. Chi compra la scatola prima di scegliere il contenuto?

Dico questo perché al di là della dimensione economica della singola realtà, gli elementi da considerare in una valutazione complessiva del modello di gestione e sviluppo, nonché anche di finanziamento – direi – sono per lo più i medesimi, tra cui ad esempio: mercato di riferimento (domanda), offerta alla clientela (tra cui le strutture, gli impianti, i servizi), struttura societaria e di governance, struttura finanziaria delle società, strategie di vendita e promozione, sviluppo e investimenti, etc. Ma occorre metterli tutti insieme!

Non anticipo nulla, ma tra i nostri ordini del giorno chiediamo di poter avere aggiornamenti su quanto si sta facendo per valutare lo stato dell’arte, nonché le possibili evoluzioni del modello dei nostri impianti. Sarebbe davvero inutile parlare di piccoli o grandi comprensori senza avere chiaro l’obiettivo futuro a cui vogliamo tendere. 

Inutile parlare di scelte di sviluppo turistico dello sci, così come di “regresso turistico” che tanti guru della decrescita triste fomentano dopo l’applicazione dei regimi di lockdown (per inciso, non si vive di sole ciaspole e pelli), perché è giusto considerare a monte tutti gli elementi necessari per capire cosa stiamo facendo e dove vogliamo (e possiamo) andare. 

Tutti questi sono interventi che costano e impegnano risorse pubbliche e non solo nel breve, medio e lungo periodo. E proprio per questo occorrerà ben considerare la questione relativa alla struttura finanziaria dell’attuale e futuro modello di gestione e sviluppo dei nostri comprensori, perché oggi necessariamente l’azionista è la Regione e come abbiamo visto in questi anni, sia Questa che il suo braccio destro in house – Finaosta – si sono mosse a vario titolo e con vari mix di finanziamento che oggi insieme a quello bancario sono i canali tipici di reperimento delle risorse necessarie. 

Gli elementi da considerare in una valutazione complessiva del modello di gestione e sviluppo, nonché anche di finanziamento sono per lo più i medesimi.

Sembra, anzi è banale quello che dico, ma al di là della sopravvivenza di realtà fondamentali per l’economia delle annesse comunità vi è la necessità, non soltanto legata al cambiamento climatico (lo dico così i decrescenti tristi sono contemplati), bensì anche e soprattutto alla realizzazione e sostenibilità di investimenti e manutenzioni future.

Quello di oggi non è che un piccolo passo, quello che dobbiamo invece fare domani è una seria camminata risolutiva verso un modello che non può certo assomigliare ad un carrozzone travestito da berlina fiammante. 

Tuttavia la forza per farla – la camminata – mi sembra che oggi qui non ci sia proprio e di questo è meglio che i tanti maître à penser siano pronti a prenderne atto e assumersene i relativi costi morali e politici di circostanza.

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