Libera Impresa in libera Autonomia

Libera Impresa in libera Autonomia

Libera Impresa in libera Autonomia 1080 1080 Stefano Aggravi

Libera impresa in libera autonomia non può essere soltanto uno slogan. Non deve proprio esserlo. L’interventismo regionale negli anni ha portato l’attore (a volte azionista) Pubblico ad essere significativamente presente nella nostra economia. Una galassia di realtà e interventi che dati i numeri locali non ha eguali. Qualche famoso autore anni fa definì pure la nostra Regione come l’ultima repubblica socialista d’Europa

Ma questa fin troppo sintetica fotografia della Valle d’Aosta non rappresenta soltanto lo stato delle cose. E’ entrata nella nostra forma mentis, nei continui richiami all’interventismo pubblico. La bonus economy portata dal Covid-19 non ha fatto altro che dare nuovo vigore a questa pericolosa abitudine. Non uso questo termine a caso, non lo faccio per questioni puramente ideologiche. Perché l’interventismo ad ogni livello e con ogni finalità costa. Un costo “pesante” per le tasche di tutti i contribuenti.

“È essenziale che l’accesso a qualsiasi attività economica sia aperto a tutti alle medesime condizioni, e che la legge non tolleri nessun tentativo da parte di individui o di gruppi di limitare tale accesso con la forza, palese o larvata.”

Friedrich August von Hayek, La via della schiavitù

Il mondo è cambiato e nessuno se ne è reso conto. Non sto parlando della pandemia che ha impegnato a vari livelli tutti noi, menti umane in primis. La nostra Regione era cambiata anche prima, anche se in moltissimi hanno preferito far finta di nulla. C’è poco da dire, le risorse sono sempre più scarse, la nostra capacità di creare nuova ricchezza, nuove finanze, viene sempre meno. Ecco dunque la “pericolosità” di questo interventismo. 

Chi oggi vi assicura un futuro roseo supportato dai bonus, dalle capienti finanze pubbliche, dal buon azionista pubblico, vi sta parlando di un mondo che non può esistere. Il mondo del “debito” (pubblico o privato che sia) non lo ha creato il capitalismo, bensì quel forsennato consumismo progressista che oggi non mira più alla reale eguaglianza sociale dei diritti e della condizione umana, bensì al dare tutto a tutti. Sempre e comunque, anche se nella realtà dei fatti non si può. Sì, non si può per davvero. 

Nel mio intervento libero al congresso di Renaissance, qualche domenica fa, al di là dei messaggi politici subliminali lanciati da tanti e dal fiorire di nuove realtà associative più o meno politiche, mi sono chiesto se questo principio potesse significare davvero qualcosa. Sì, nel mezzo del solito leitmotiv della politica sulla necessità del “cambiamento” questo principio ritengo che abbia un significato dirimente. 

“Se “capitalismo” significa qui un sistema competitivo fondato sulla libera disponibilità della proprietà privata, è di grande rilievo comprendere che la democrazia è possibile solo all’interno di un sistema del genere.“

Friedrich August von Hayek, La via della schiavitù

Poco altro da dire: il mondo sta cambiando, le risorse proprie sono sempre più scarse. Capire questo assunto e aver chiaro che il nostro futuro dovrà necessariamente essere diverso è dirimente. Non è più una questione di mera ideologia, bensì di pragmatico realismo dire che questa realtà impone di rivedere la politica di intervento pubblico e sostegno all’iniziativa privata. 

Siamo noi pronti ad accettare che l’Attore pubblico venga sempre meno allo scontato interventismo, dando al contempo reale sostegno alla libera iniziativa privata? Ecco, la risposta a questa domanda segnerà il corso del mondo politico valdostano (e non solo credo). La risposta a questa domanda ci dirà cosa vogliamo essere domani. 

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