Un accordo storico ha caratterizzato il G7 dei ministri delle Finanze di Londra. Una proposta che si delinea su due pilastri fondamentali: un’aliquota minima di almeno il 15% per tutte le multinazionali e l’intenzione di tassare il 20% della quota eccedente il 10% dei profitti nei Paesi in cui vengono realizzati.
Insomma, tutti contenti di voler mettere (almeno nelle intenzioni) un freno ai grandi gruppi che oggi fanno i furbetti in materia di tasse. Tanto che il nostro Ministro dell’Economia, Daniele Franco, ha tra l’altro annunciato che la proposta sarà discussa nel prossimo G20 di Venezia con l’intenzione di allargarla agli altri paesi.
Questa notizia è senza dubbio una buona notizia. Non sono, infatti, più sostenibili situazioni in cui i grandi gruppi multinazionali, giocando sulle sedi differenziate, finiscono per contribuire marginalmente ai bilanci pubblici ben meno rispetto alle piccole (micro) e medie imprese che ogni giorno pagano tasse & balzelli vari. Ma c’è un’altro documento che meriterebbe la stessa attenzione da parte di tutti noi. Un documento che parla di futuro dell’Euro-zona, del futuro della nostra Europa.
Nel maggio scorso la Commissione europea ha trasmesso al Parlamento ed al Consiglio d’Europa una comunicazione intitolata “Tassazione delle imprese per il XXI secolo”. Una quindicina di pagine in cui possiamo trovare alcuni elementi di prospettiva molto interessanti. Nello specifico la Commissione riflette su un’agenda fiscale generale dell’Unione e ne delinea i prossimi passi con l’obiettivo di realizzare una riforma del regime di tassazione internazionale delle imprese. Tutto questo nell’ambito degli accordi internazionali in corso di negoziazione in ambito OCSE.
Nei prossimi pezzi altre considerazioni di dettaglio sui contenuti del documento.. #staytuned