Se i ristori non vanno alla Montagna: cosa succede?

Se i ristori non vanno alla Montagna: cosa succede?

Se i ristori non vanno alla Montagna: cosa succede? 700 420 Stefano Aggravi

Leggevo questa mattina nella miriade di notizie social che il Ministro Gualtieri avrebbe annunciato nuovi risorti in arrivo su gennaio. Ormai è chiaro che la confusione regna davvero sovrana all’interno del Governo Conte-bis e quanto visto (e lungamente atteso) in TV lo ha dimostrato concretamente.

Eh sì, perché l’attesa conferenza stampa del Presidente del Consiglio pare sia stata dovuta alla riscrittura del DL con l’aggiunta dei c.d. “ristori” pretesa dall’alleato Italia Viva. Una misura che ha tanto il gusto de la brioche dei tempi passati. Una misura grezza e ripetitiva che non tiene conto dell’evoluzione degli ultimi tempi e soprattutto di chi escluso nella prima erogazione (perché più in “salute” economicamente parlando) oggi ne avrebbe bisogno.

Sì, una concessione a favore delle richieste (anche giuste) dell’alleato che fa leva sulle difficoltà di Conte per portare a casa un risultato politico, ma per cui sarà necessario prevedere una giusta e sostanziale modifica. 

In tutto questo la Montagna non c’è. Inutile dirlo, ma se certe misure possono ben valere su tutto il territorio italiano non si può più far finta di nulla in merito ai rischi (seri e sempre più concreti) di un crack diffuso del sistema turistico di montagna che basa la sua prima sopravvivenza sulla stagione invernale. 

A tal riguardo è bene considerare, infatti, che più in là andrà la partenza della stagione e più bisognerà valutare la stessa convenienza a partire. Se il Natale pesa per il 30/40% del fatturato invernale la risposta rischia di essere già in parte scritta.