A che gioco giochiamo?

A che gioco giochiamo?

A che gioco giochiamo? 1024 683 Stefano Aggravi

Nelle scorse settimane non sono mancati richiami, più o meno velati, alla disponibilità e necessità di collaborazione da parte di alcuni esponenti del Governo regionale. Il momento difficile, la seconda ondata dell’emergenza epidemiologica dovuta al Covid-19 e l’incertezza sul futuro della stagione invernale pongono tutte le forze politiche valdostane di fronte alla scelta di valutare attentamente ogni dichiarazione, ogni proposta e ogni scelta che viene formulata nell’evolversi delle giornate. 

Così come avvenuto nel corso della prima fase di questa emergenza, vi sono spazi e possibilità di poter collaborare tutti insieme per il perseguimento di uno o più obiettivi comuni a fronte di una seria e concreta volontà di trovare soluzioni condivise. Le tanto richiamate esperienze di cui alle leggi regionali 5 e 8 testimoniano che questo si è potuto realmente fare. 

Certo è che in quella fase la politica valdostana, prime fra tutte quelle forze che erano presenti in II Commissione consiliare, cercò tra differenze e asti consolidati di colmare un vuoto dell’azione amministrativa che si faceva sempre più assordante, mentre la morsa della crisi economica e sociale stringeva giorno dopo giorno a fronte dell’applicazione delle misure di contenimento del contagio. Quella fase si è poi chiusa con l’estate e la successiva campagna elettorale dove tutti a vario titolo e modo hanno detto la loro, hanno difeso le proprie scelte e criticato quelle altrui e poi le elezioni hanno definito l’attuale quadro politico regionale. 

La fase successiva delle trattative per la formazione del governo regionale ha visto in prima battuta la coagulazione della gran parte dei partiti e movimenti dell’Ancien Régime autonomista (non me ne vogliano per “la gran parte”, ma come ho già più volte detto nel mondo autonomista di diritti di monopolio non ce ne sono), così da potersi ergere al centro dello scacchiere politico tra il mondo delle sinistre valdostane e la Lega Vallée d’Aoste, movimento di maggioranza relativa così come decretato dal risultato elettorale. L’ulteriore sfumatura azzurra dell’Ancien Régime, Pour l’Autonomie, non fu nemmeno presa in considerazione più di tanto. Insomma, una sorta di semplificazione del quadro, almeno e soprattutto sulla carta.

Come ho già avuto modo di ripetere e confermare in varie occasioni, va detto che il modus operandi tenuto dal gruppo dei 14 era già bello chiaro e tendeva a mettere all’angolo la Lega Vallée d’Aoste con la quale un solo incontro fu organizzato. Un momento oltretutto utile ad evidenziare tanti punti programmatici comuni, ma nulla di più (filosofie e parte). Insomma, una vera volontà di dialogo non c’è stata. Sicuramente il passato ha avuto il suo peso, tuttavia il momento difficile per la nostra Petite Patrie e precedenti momenti di collaborazione erano lì belli evidenti e parte della storia recente. 

Ecco perché oggi è bene tenere in considerazione quanto successo in quel frangente quando si richiama alla necessità di dialogo e di collaborazione nell’unico interesse comune di portare quanto più in sicurezza la nostra Comunità dall’emergenza epidemiologica e dai suoi derivati vari di natura economica e sociale. Sì, perché la crisi, questa volta, non è nata dal nulla, non è arrivata all’improvviso e senza che lo si sapesse, come nella prima fase. L’arrivo della seconda ondata era previsto e certo, tanto che già nelle fasi di concertazione delle misure economiche della legge regionale 8 si ragionava in previsione di quello che avremmo poi vissuto oggi. 

Ecco perché resto alquanto perplesso sulle reali volontà di collaborazione e concertazione delle prossime scelte di contrasto al Covid-19, almeno con riferimento a quelle di rango comune (meno divisive insomma). Eh sì, perché se dal primo momento, quando era già chiaro che l’autunno e l’inverno non sarebbero stati facili, non è emersa quella volontà di dialogo e collaborazione che ora qualcuno auspica a parole, perché oggi dovrebbe essere diverso? Sì, tra l’altro proprio oggi quando a giochi fatti chi lo propone risulta essere in posizione dominante rispetto alle scelte da fare.  

Come è già successo nella primavera scorsa, la volontà di collaborazione e attiva partecipazione alla definizione delle politiche economiche, sociali e di riforma per il sostegno alla nostra Comunità e ai nostri cittadini non mancherà. Lo chiede il momento ed è nel nostro modo di fare amministrazione e politica. Ma la naturale diffidenza resta, forse anche più attenta di prima, proprio perché nel momento in cui si poteva concretizzare nel vivo il dialogo, è successo ben altro e quel muro di silenzio non ha giovato e non aiuterà nemmeno ora. 

Nel concreto anche le piccole scelte sono utili a far comprendere le grandi volontà, ma per ora proprio sulle piccole cose non si sono visti passi avanti nella giusta direzione.