Settembre 2021: ultima frontiera?

Settembre 2021: ultima frontiera?

Settembre 2021: ultima frontiera? 150 150 Stefano Aggravi

È vero il Covid-19 ci ha abituato a riscoprire (anche) cose passate che stavamo dimenticando, ma oggi la politica sembra richiamare cose passate per poter non parlare di altro. Dopo le elezioni la domanda più banale che il valdostano medio si fa è “perché non prima?”. Sì, perché non pensare al partito unico, al “Grand Mouvement“, prima della tornata elettorale per essere chiaramente rappresentativi di un’area che per molti coincide anche (e a mio giudizio questo è un errore storico) con il monopolio dell’Autonomismo. 

Quello che mi chiedo, personalmente, è se davvero oggi la Valle d’Aosta abbia bisogno di sapere che c’è la volontà di arrivare entro il settembre 2021 al partito unico della autoproclamata “area autonomista” (una delle tante, perdonatemi infatti se rivendico il mio essere AUTONOMISTA, da sempre e comunque). Ha forse bisogno di questa debole certezza la Valle oppure di progetti, soluzioni, programmi e scelte immediate o di breve termine dopo un anno e più di incertezza totale e grave crisi? 

La stagione invernale si avvicina e il Covid-19 incombe nuovamente sulle nostre teste e sui nostri bilanci, già ben svuotati dal salvifico lockdown. Per una volta che il quadro politico regionale sembra assurdamente più chiaro di un tempo abbiamo davvero bisogno di una nuova/vecchia scadenza politica? Non abbiamo forse bisogno di certezze amministrative?

Non me ne vogliano i tanti amici che ho in quella compagine, ma credo davvero che i Valdostani oggi abbiano bisogno di un governo e di una opposizione chiaramente definiti sulla base di programmi e scelte comuni da fare. Senza operazioni di maquillage o rimandi opportunistici su ambiti programmatici (ospedale, enti locali, misure di sostegno anti-Covid, CVA, lupo, collegamenti intervallivi, etc.) come fu fatto ai tempi del Governo Fosson. 

Capisco benissimo la necessità di fare scelte strategiche che possano permettere di meglio gestire le future trattative (perché per ora è più l’inchiostro dei giornali a correre che le stesse riunioni), ma è il momento di parlare di fatti e non di idee e volontà future. 

Perché questo è il momento dei programmi e basta.