Tecnologia & produttività

Tecnologia & produttività

Tecnologia & produttività 150 150 Stefano Aggravi
In questi lunghi giorni di distanziamento sociale obbligatorio le videoconferenze rappresentano ormai l’unico momento di comunicazione con il mondo esterno (anch’esso recluso), sia per lavoro che per semplice sfogo sociale. La tecnologia ci appare, pertanto, come la soluzione maestra a tutti i problemi, presenti e futuri. Sicuramente questo è vero e mai come ora abbiamo capito materialmente che l’impatto sociale (soprattutto) è forte, così come quello economico. Cosa, per altro, che avremmo già dovuto capire prima, non soltanto a parole.

Tra le letture che mi stanno occupando i momenti liberi, c’è un interessante libro del prof. Paul de Grauwe (“I limiti del mercato”) all’interno del quale vi è un interessante passaggio relativo al rapporto tra la tecnologia & la produttività. Parlando dell’impatto economico dell’inquinamento, chiama giustamente in causa la tecnologia come possibile soluzione al problema. La considerazione è semplice: l’inquinamento genera pesanti costi “sociali”, ma soprattuto economici (costo esterno), e quindi la tecnologia potrebbe aiutarci a diminuire impatto e costi correlati. 

Questa considerazione, tuttavia, è supportata da un elemento altrettanto importante ovvero che perché ciò sia reale la rivoluzione tecnologica dovrebbe concretizzarsi in tempo utile, altrimenti l’aiuto tarderebbe a realizzarsi. Pare banale, ma questo assunto è molto interessante. Il prof. de Grauwe cita lo studio di un collega dell’Università del Wisconsin, Robert Gordon, che è arrivato alla conclusione che la rivoluzione tecnologica (digitale) è (ahimè) molto meno importante delle precedenti, quelle legate alla nascita delle ferrovie, del telegrafo, dell’automobile, etc.. Perché questo? Analizzando i dati della crescita della produzione, infatti, si nota come al passare del tempo e quindi all’aumento significativo del livello e dell’uso tecnologico, la produttività non è cresciuta proporzionalmente o comunque in maniera molto significativa. E’ quasi vero il contrario! 

Vuoi perché, forse, la tecnologia è ancora usata poco? Si parla infatti spesso di analfabetismo digitale e/o tecnologico. Ma io credo che il problema sia altrove o meglio, proprio come dice sempre il prof. de Grauwe citando uno studio del premio Nobel Robert Solow, il vero problema è che oggi le nuove tecnologie sono visibili ovunque eccetto che nelle statistiche sulla crescita della produttività. Questo forse può essere tradotto dicendo che la tecnologia (soprattutto quella “nuova”, digitale) è ancora usata male e in maniera non del tutto produttiva (si veda il grafico riportato sopra che indica il livello di crescita annuale del PIL mondiale, fonte WorldBank, negli ultimi 60 anni).

Allora considerati questi elementi forse è (non sarebbe!) il caso di valutare un uso che seppur non del tutto produttivo, almeno in prima battuta, potrebbe esserlo almeno dal lato del taglio del costo più pernicioso, più improduttivo di sempre ovvero quello della burocrazia. Il momento di farlo è questo, non perdiamo l’occasione, perché potremmo davvero non averne un’altra nel medio periodo!

PS: ringrazio moltissimo chi mi ha fatto conoscere il prof. de Grauwe che, seppur un po’ troppo “amico” di Thomas Piketty, ha una visione molto interessante delle cose ..