Ora arriva anche la SACE S.p.A.

Ora arriva anche la SACE S.p.A.

Ora arriva anche la SACE S.p.A. 150 150 Stefano Aggravi
Inizio con una battuta per sdrammatizzare, perché ne abbiamo bisogno: il Presidente Conte mi piace così tanto che preferivo quando non diceva nulla. 

Con l’ennesimo Decreto arrivano 200 miliardi di garanzie di cui almeno una trentina destinati alle PMI, autonomi e professionisti. Ora, il fatto che sia stata usata la SACE mi può far pensare che giustamente c’era la necessità di guardare maggiormente, almeno in questa fase (spero), alla grande industria e dunque per questo è stato lasciato a riposo (sino alla conversione in legge del “Cura Italia”) il Fondo centrale di garanzia. Speriamo sia così e non tanto il fatto che la leva del FCG sia già prospetticamente al limite. Ma cerchiamo di essere positivi.

Ora, per tirare le somme applichiamo alla situazione due approcci di analisi differenti.

Approccio semplicistico. Un imprenditore va in banca, chiede un nuovo finanziamento o il rifinanziamento di una linea che già ha. La banca lo valuta, gli fa la sua offerta (tasso, durata, etc.) e poi eroga la cifra oppure rifinanzia quel che già c’è chiedendo successivamente la (contro)garanzia alla SACE. La garanzia della SACE è sostanzialmente una garanzia dello Stato (la SACE è controllata al 100% dalla Cassa Depositi e Prestiti) e quindi è notevolmente convenevole alle banche in termini di costo del capitale. Bene, così poi l’imprenditore potrà pagare le tasse che il Governo non ha (per ora) differito o abbonato (NB: non sono folle, so che l’anno fiscale bianco è impossibile, ma di liquidità del nostro Stato e apparati contingenti parlerò nei prossimi giorni).

Approccio meno semplicistico. La garanzia è sì prestata dalla SACE (Stato) ma per finanziamenti di durata non superiore a 6 anni e comunque a favore di realtà che al 31 dicembre 2019 non erano in default. E’ anche stato definito un limite di finanziabilità tra due indicatori ovvero è previsto che l’importo del prestito garantito non deve essere superiore al maggiore tra (essenzialmente): il 25% del fatturato annuo dell’impresa relativi al 2019 e il doppio dei costi del personale dell’impresa relativi al 2019. Altro aspetto, il Governo o con altro Decreto o con la conversione in legge del “Cura Italia” rimanderà le scadenze tributarie con buona pace di tutti (forse, chissà, gasp, gulp!). 

C’è un ulteriore aspetto che va considerato proprio per il suo carattere tutt’altro che semplicistico. 

Le banche procederanno comunque ad una valutazione singola o complessiva della clientela e, altra cosa, con la quasi certezza della garanzia dello Stato (ci scommetto…) saranno le prime a chiamare i grandi clienti, magari quelli che potrebbero essere già in leggera difficoltà, quelli too big to fail per capirci. Questo a discapito di altri.

Ecco, questi due ultimi ulteriori aspetti (oltre ai due approcci esposti sopra) mi preoccupano sulle conseguenze immediate del bazooka della SACE, che rischia di sparare colpi molto a rilento. Lentezza che oggi non possiamo proprio permetterci.
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