Autonomia Speciale, quale futuro?

Autonomia Speciale, quale futuro?

Autonomia Speciale, quale futuro? 1080 1080 Stefano Aggravi

Autonomia Speciale, quale futuro? Anniversari come questi non dovrebbero essere meri eventi istituzionali, ma occasioni per riflettere sul senso del ricordo e sulla sua prospettiva futura. Limitarsi a un ricordo asettico e “dovuto” di un fatto storico ne svuoterebbe il significato. Negli ultimi diciotto mesi abbiamo vissuto due momenti fondamentali per la nostra Autonomia.

Il primo riguarda la consegna alla Presidente del Consiglio della bozza di modifica del nostro Statuto speciale durante il Festival delle Regioni a Torino nell’ottobre 2023. Una proposta presentata in solitaria e resa pubblica solo “a consegna avvenuta”. Un metodo anomalo per un atto istituzionale, che avrebbe richiesto una condivisione più ampia e partecipata. Non lo dico solo da rappresentante di questo Consiglio, ma come cittadino consapevole della necessità di coinvolgere la Comunità nel futuro del nostro Statuto Speciale. Ci chiediamo abbastanza come la nostra Autonomia sia percepita al di fuori di quest’Aula? Forse no. Ma finché il futuro della nostra Autonomia resterà confinato a parole nelle “feste comandate”, rischierà di sfuggirci di mano.

Il secondo momento cruciale è stato la sentenza n. 192/2024 della Corte Costituzionale sull’autonomia differenziata. Un evento che avrebbe meritato maggiore attenzione, invece di essere confuso nelle polemiche politiche. La Corte ha chiarito che l’autonomia differenziata permette alle Regioni ordinarie, su richiesta, di negoziare con lo Stato forme avanzate di autonomia legislativa e funzionale. Ma – ed è il punto chiave – le Autonomie Speciali ne sono escluse, poiché la loro specialità è già sancita dalla Costituzione. La “declinazione identitaria” dell’autonomia speciale è un elemento cardine dell’ordinamento italiano, un diritto fondato su ragioni storiche e non soggetto alle dinamiche politiche dell’autonomia differenziata.

Un principio che per molti può sembrare scontato, ma che dovrebbe spingerci a rilanciare il vero significato della nostra Autonomia. Non un privilegio, bensì una grande responsabilità. 

Il rilancio della nostra Autonomia non può basarsi su formule come “è un recepimento della norma statale”, “ci dobbiamo allineare alla norma nazionale” oppure sullo scontato leitmotiv di paventate “impugnative”. Non si tratta di cercare il conflitto con lo Stato centrale, bensì di esercitare l’Autonomia con coraggio e determinazione. Non bastano parole o proclami.

Riflessioni di questo genere dovrebbero portarci a rileggere criticamente molte scelte degli ultimi anni e rilanciare un’azione autonomista concreta per la nostra Comunità, coinvolgendola direttamente. Solo così eviteremo che il pilastro centrale delle nostre Istituzioni regionali finisca relegato nella polvere della storia, disperso nella confusione del presente.